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EMILIA TORCINI

Sono nata da un parto trigemellare. Essendo prematura, ho subito dei danni all’emisfero cerebrale destro, che mi impediscono di camminare con disinvoltura.

Sin da piccola, mi sono sentita diversa rispetto ai miei coetanei, perché le persone guardavano la mia disabilità e non la mia persona: si allontanavano, mi deridevano. Isolata, la moda è stata per me un’ancora di salvezza, perché mi ha  ermesso di elaborare un linguaggio solamente visivo, in cui sono le creazioni e non il creatore le protagoniste.

Ho affrontato questa tematica, perché mi piace che una collezione “graduate” racconti la storia dello stilista e che a partire dallo studio della collezione, dal backstage e dalla passerella, a loro modo i vestiti parlino.

“Disability is not a limit, you are the limit”

La collezione si ispira agli anni ’40 quando - pur nascendo le prime associazioni su diritti civili e di sensibilizzazione - la disabilità non era accettata. Chi ne veniva colpito, senza colpa, veniva nascosto. Anche il Presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, affetto da poliomielite era terrorizzato dal fatto che le persone giudicassero la sua disabilità piuttosto che le sue capacità di leader e si rifiutava di mostrarsi in fotografie e filmati. Oggi non è molto diverso.

Ho lavorato sulla giacca sartoriale inglese, perfetta e modellata sul corpo, simbolo di un establishment convenzionale e tradizionalista, accostandola all’idea che per i disabili, l’abbigliamento deve essere “comfort e utility”. Ho così rivisitato l’abbigliamento classico inglese, con i suoi pied-de-poule, i panni e le lane cotte, sui quali ho inserito asole in contrasto di colore verde, simbolo della Giornata della Paralisi Cerebrale Infantile. Ho rifinito gli interni con nastri parlati che denunciano le contraddizioni di un mondo apparentemente perfetto; grazie ai tessuti di fibre naturali ed ipoallergeniche ho disegnato linee sono semplici e morbide, e i busti ortopedici di scarto, simbolo di costrizione e di stigma, sono stati dipinti con le caricature di Roosevelt e di Jean Paul Sartre. Il grande filosofo francese ha, infatti, denunciato le contraddizioni del nostro tempo, vissuto da persone incapaci di comprendersi a vicenda.

Questa è una collezione a suo modo catartica. Da un lato, ha permesso di rappresentare il mio vissuto doloroso, sublimato in capi senza tempo dal forte impianto artigianale; dall’altra, consente a persone come me di avere una propria voce.