INTERVISTA A GIOVANNI SQUATRITI: FOTOGRAFARE PER DISEGNARE • Camera Nazionale della Moda Italiana

INTERVISTA A GIOVANNI SQUATRITI: FOTOGRAFARE PER DISEGNARE

INTERVISTA A GIOVANNI SQUATRITI: FOTOGRAFARE PER DISEGNARE

Nelle sue fotografie la figura umana è presente in tutta la sua fisicità, spesso sensuale, e gli abiti non danno mai l’impressione di essere adagiati su semplici manichini. Si evoca un senso della bellezza molto vicino all’arte classica, con lo studio delle pose e il senso della tridimensionalità e probabilmente lo si deve anche alla sua terra d’origine: Giovanni Squatriti, classe ’84, è calabrese e un po’ come il suo conterraneo più famoso, Gianni Versace, si porta dietro quell’universo iconografico fatto di orizzonti blu, architetture e statue classiche, freschezza mediterranea della Magna Grecia.

 

Quando e come è nata la passione per la fotografia?

 

Sinceramente non ho mai capito quando e come realmente sia nata questa mia passione, forse ce l'ho sempre avuta. Credo che tutto nasca dal mio forte amore per il disegno e per l'arte. Diciamo che la fotografia è stata per me un modo di "disegnare" visto che non ho una buona padronanza della tecnica per farlo a mano. Il fatto che io ami contestualmente la moda alla fotografia credo sia colpa di mia madre e delle mie zie: erano bellissime, in casa nostra è sempre stata presente una collezione cospicua di numeri di “Vogue” e mentre li sfogliavano, io le ascoltavo parlare di bellezza e vestiti. Le ho sempre guardate con grande interesse, fino a diventarne un vero e proprio cultore. Alcune volte direi che le ho proprio "studiate".

 

Come definiresti il tuo lavoro?

 

Definisco il mio lavoro il mezzo grazie al quale ho la possibilità di vivere quotidianamente con le mie due grandi passioni: moda e fotografia.

 

Ci sono maestri della fotografia che ti ispirano particolarmente?

 

La fotografia negli ultimi 40 anni è stata declinata con tale eccellenza che ho difficoltà a indicare dei nomi in particolare. Segnalando Avedon per la sua cruda eleganza mi sentirei di fare un torto a Penn per la sua ricerca del sofisticato; tra i contemporanei senza dubbio la mia più totale ammirazione va a Meisel , Mert and Marcus, Daniel & Lango e forse anche altri, ma non volendo citarne nessuno alla fine ne ho citati già molti.

 

Il web ha cambiato l’approccio ai servizi di moda? Come?

 

Sicuramente ne ha cambiato la fruibilità. Oggi il web permette anche ai giovani, da qualsiasi parte essi provengano, di essere amanti della moda, di sognare guardando gli editoriali di “Vogue Japan” o di “W”. Poter rincorrere i propri desideri e guardare al mondo oggi è possibile anche se si vive in un paesino sperduto; solo 10 anni fa ciò era impensabile. 

 

Una delle caratteristiche dei tuoi lavori è il gusto per la citazione …

 

Quando ne ho la possibilità mi piace sempre citare, più o meno velatamente, opere d'arte o didascalicamente accennarne il gusto. Anche nei lavori su commissione mi impegno sempre per imporre la mia identità fotografica che sbircia sempre in maniera attenta al mondo dell'arte.

 

Come si riesce a coordinare il lavoro di tutte le figure coinvolte in un servizio di moda?

 

Non è sempre facile e la responsabilità è grande. L'organizzare tutto è tra le fasi più eccitanti e al contempo più concitate del mio mestiere. Mi diverte però molto. Un buon risultato si ottiene però solo con un ottimo  lavoro di squadra e in genere anche ben organizzato. 

 

Che progetti hai per il futuro?

 

Mi piacerebbe sperimentare la direzione della fotografia nel video. È una nuova frontiera del digitale e offre una vasta gamma di stimoli creativi.

 

Andrea Vigneri