Intervista a Tomaso Trussardi - Illustrazione di Anna Higgie • Camera Nazionale della Moda Italiana

Intervista a Tomaso Trussardi - Illustrazione di Anna Higgie

Intervista a Tomaso Trussardi - Illustrazione di Anna Higgie

Quarant'anni del levriero, icona di un marchio che è insieme storia di una famiglia e simbolo di una città. Per Tomaso Trussardi, amministratore delegato del settore produttivo dell'azienda, l'anniversario è l'occasione per rileggere i successi del passato e inaugurarne di futuri. In una Milano profondamente diversa dagli esordi del padre Nicola, attraversata da fermenti di rinnovamento.

È l'anno di una ricorrenza importante per Trussardi: i quarant'anni del Levriero. Tra i valori che ne fondano lo stile qual è quello in cui più crede?

Il logo del Levriero ha un significato molto importante per il Gruppo Trussardi: fu introdotto 41 anni fa (nel 1973) da mio padre quando decise che da azienda di guanti, valigeria e pelletteria saremmo diventati un marchio di lifestyle. Trussardi infatti si distingue oggi a livello globale come una realtà multi sfaccettata che abbraccia non solo la moda, ma anche l’arte, il design e il food con nuovi progetti previsti per il futuro. Il Levriero rappresenta quindi innanzitutto il simbolo di una grande svolta industriale di cui beneficiamo tuttora; il nostro obbiettivo costante è infatti quello di fortificare sempre di più il concetto di lifestyle e di marchio pioniere che ci caratterizza, per diffondere la forza del Made in Italy in tutti i settori dove operiamo e a livello mondiale. Il Levriero per noi rappresenta il perfetto connubio fra tradizione, eleganza, dinamicità e spirito di innovazione. 

La moda Italiana si regge in buona parte su organizzazioni familiari. Quali sono i vantaggi a lavorare con chi si conosce bene e quali le difficoltà?

Dico sempre che Trussardi è, prima di tutto, una famiglia. È per noi molto importante conservare i valori di un’impresa familiare senza però perdere di vista i ritmi e le modalità del vivere contemporaneo, che si traducono nell’offerta di una serie di prodotti e servizi dove tradizione, DNA, storia e contemporaneità si uniscono, puntando alla ricerca dell’eccellenza assoluta del Made in Italy. Il vantaggio di condurre un’impresa familiare è che si ragiona sempre in un’ottica “di gruppo”, le decisioni importanti per l’azienda vengono sempre prese in famiglia e questo ci rende, ancora una volta, più uniti. Più che di svantaggi parlerei del rischio di non riuscire a svagarsi: quando ci si ritrova riuniti intorno a un tavolo il lavoro diventa spesso un tema ricorrente.

Certa intellighenzia snobba i format televisi che parlano di moda, lei invece ha deciso di presenziare come giudice. È una scelta che dovrebbe far riflettere gli scettici?

Project Runway è un format nato in America e di grande successo. Quando mi è stato proposto di partecipare all’edizione italiana ho pensato che sarebbe potuto essere interessante mettere a disposizione dei concorrenti la mia esperienza professionale e il mio punto di vista come imprenditore. Credo che questo programma offra una possibilità concreta a chi sogna un futuro nel mondo della moda: non a caso il vincitore entrerà a far parte dell’ufficio stile Trussardi. Ho partecipato in virtù della mia professione, quindi per me è stato molto naturale, è stata un’esperienza vincente.

Il quartiere di Porta Nuova come città della moda era un sogno vagheggiato da Nicola Trussardi. Con l'attuale riqualificazione dell'area sarebbe una prospettiva da riconsiderare e promuovere?

Mio padre è sempre stato un innovatore e come imprenditore ha sempre portato avanti progetti capaci di avere un forte impatto sul futuro. Nella storia del marchio di famiglia la sua impronta è stata fondamentale e lo stesso si può dire per Milano, città che ha sempre amato e per la quale ha portato avanti grandi progetti. L’attuale riqualificazione di Porta Nuova è un passo importante per la città, contribuisce a fare di Milano una metropoli sempre più moderna e vicina agli standard internazionali; quindi credo che per il futuro potrebbe essere presa in considerazione l’idea di trasformarla nella nuova città della moda.

Cosa vorrebbe vedere nel futuro della moda, e della moda italiana?

Nel futuro della moda italiana mi auguro di assistere a una crescita degli investimenti nel settore manifatturiero e produttivo del nostro paese. Il gruppo Trussardi è fortemente legato al Made in Italy; produzione artigianale, uso di materie prime pregiate e attenzione per i dettagli sono concetti chiave del DNA del marchio e gli obiettivi per il futuro consistono nel portare questi valori in mercati ancora inesplorati.