DARIO SALAMONE, COMUNICARE CON LE IMMAGINI

"Hessential Homme", "Grit", Freek" sono alcuni dei magazine su cui sono apparse le fotografie di Dario Salamone, uno dei più talentuosi e di successo tra i giovani fotografi italiani, nonchè direttore creativo della neonata rivista "The Greatest". Il suo è un occhio originale ed insolito, non è un caso che abbia realizzato la campagna pubblicitaria per un designer in controtendenza come Fabio Quaranta o per un progetto innovativo come la linea EEqual by Ennio Capasa. Sempre più spesso riviste e grandi brand volgono la loro attenzione verso nuovi nomi della fotografia, del resto anche un'azienda leader come Canon da oltre 10 anni investe nella ricerca dei nuovi talenti premiando con delle borse di studio esordienti fotografi italiani e organizzandone delle mostre, un'attività di scouting importante almeno quanto quella di riflessione sui cambiamenti in atto promossa dal Canon Innovation Forum. Anche se Dario Salamone trova più naturale comunicare con le immagini che con le parole, non si può non indagare sul suo approccio alla fotografia e alla moda in un momento di così grande trasformazione.
Molti fotografi sono autodidatti, altri hanno fatto appositi studi, tu come sei diventato fotografo di moda?
Non ho fatto una scuola, quando decisi di diventare un fotografo di moda vivevo a Roma e stavo completando i miei studi in pianoforte. Ero piuttosto insofferente verso i metodi di insegnamento in conservatorio e non avevo voglia di affrontare di nuovo una scuola, ma sapevo che avevo tanto da imparare. Trovai uno stage in uno studio e mi trasferii a Milano. Mi sentivo molto a mio agio tra i flash e imparai molto velocemente. Poi conobbi Adriano Russo, che seguii per un anno, è' stato lui ad insegnarmi veramente questo lavoro, gli devo tanto.
Tra i tuoi lavori compare anche la campagna pubblicitaria di EEqual, la linea disegnata da Ennio Capasa per OVS Industry, che ne pensi del processo di democratizzazione della moda che coinvolge sempre più grandi designer?
Credo che, oltre ad essere una risposta al cambiamento economico che stiamo vivendo, sia una strategia benefica per tutti: al cliente ordinario va un pezzo firmato da un grande stilista ad un prezzo vantaggioso, il fast fashion incrementa le vendite, i designer acquistano più visibilità. E poi alla fine funziona.
Una delle questioni più dibattute nel mondo della fotografia, specialmente di moda, è l'utilizzo di photoshop, qual è la tua idea a riguardo?
Una buona fotografia non ha bisogno di grossi interventi di post produzione. Photoshop è uno strumento importante, ma non può sostituire uno scatto ben fatto. Una foto deve raccontare, trasmettere emozioni, costringerti a guardarla e queste cose non puoi campionarle su un software.
La creatività è puro istinto o si stimola? tu l'alimenti in qualche modo?
Forse la risposta è a metà strada. E' sicuramente legata alla parte più intima di noi, risponde ad un'esigenza personale, alla necessità di creare e vedere le cose con altri occhi. Ma come ogni talento, ogni risorsa, è qualcosa da coltivare e nutrire, bisogna prendersene cura per coglierne i frutti. Alla seconda domanda rispondo con una citazione di Emily Dickinson: "Per fare un prato bastano / Un trifoglio, un'ape / Un trifoglio, un'ape / E un sogno. / Può bastare il sogno / Se le api sono poche."
Andrea Vigneri